Ai fini della tassazione la residenza fiscale è fondamentale: ma come viene determinata? Quando si è considerati residenti in Italia?
Tutti noi dobbiamo indicare una residenza fiscale, ovvero un luogo fisico in cui la persona o l’azienda risiede e dunque deve pagare le tasse. Solitamente per gli individui questa coincide con il domicilio, ovvero il luogo in cui abita, oppure con la sede della propria azienda.
Di questo argomento si sente sempre parlare in caso di tentativi – veri o presunti – di frode fiscale. In passato alcuni sportivi sono stati accusati e altri condannati per aver indicato la propria residenza fiscale all’estero quando in realtà vivevano in Italia. In quel caso infatti si sta compiendo un illecito, poiché la residenza viene spostata solo al fine di non pagare le tasse (molti indicano Svizzera, Montecarlo e Londra come residenze proprio per avere vantaggi fiscali).
Probabilmente, proprio in seguito a casi simili, sorge spontaneo chiedersi: come viene stabilita la residenza fiscale? Insomma quali sono leggi che indicano quando bisogna pagare le tasse in Italia e cosa dicono a riguardo? Tale tematica può interessare sia per semplice curiosità che per vera e propria necessità, ad esempio per chi fa spola tra due diversi Paesi e magari lavora anche all’estero.
Come si stabilisce la residenza fiscale di una persona?
Per quanto riguarda le persone fisiche la residenza fiscale viene stabilita in base all’applicazione di alcuni criteri che sono stati sanciti per legge. In linea assolutamente generale viene considerato residente in Italia una persona che soddisfa uno di questi tre requisiti, due di natura sostanziale – domicilio e residenza – e uno di natura formale (iscrizione all’anagrafe):
- per la maggior parte del periodo d’imposta,
- sono iscritti nelle anagrafi comunali della popolazione residente,
- hanno il domicilio nel territorio dello Stato ai sensi dell’art. 43 co. 1 c.c. o hanno la residenza nel territorio dello Stato ai sensi dell’art. 43 co. 2 c.c.
Qualora nessuno dei tre requisiti sopra elencati sia rispettato, c’è comunque modo di stabilire la residenza fiscale in Italia. Si tratta del requisito temporale, basta infatti che le persone in questione soddisfino una delle tre condizioni per un periodo di 183 giorni all’anno (184 negli anni bisestili).
Il discorso è diverso nel caso in cui la persona in questione viva in due Paesi differenti durante l’anno. Nel caso in cui i due Stati non abbiano firmato un accordo per impedire la doppia tassazione, il soggetto sarà costretto a pagare le tasse in ognuno di essi. Qualora invece i due Stati abbiano firmato questo accordo entrano in vigore le tie-breaker rules.
Queste norme hanno proprio lo scopo di dirimere i casi di conflitto di tassazione ed in generale puntano a favorire lo Stato in cui la persona in questione presenta maggiori legami, ad esempio in cui abbia l’abitazione di proprietà, il centro degli affari, la nazionalità o il luogo di soggiorno abituale.