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Invalidità: perchè il caffè è importante nella visita | Fondamentale da sapere

Non ci crederete ma c’è una stretta correlazione tra invalidità e caffè. Vediamo tutti i dettagli e cosa non fare assolutamente.

L’avreste mai detto che il riconoscimento della vostra invalidità può dipendere da una tazzina di caffè? In questo articolo vi spieghiamo tutto e, soprattutto, vi sveliamo cosa non dovete fare in fase di visita.

correlazione tra invalidità e caffè
C’è una stretta correlazione tra invalidità e caffè – Liquida.it

La legge 104 del 1992 riconosce i diritti delle persone affette da disabilità o invalidità grave. In virtù della loro invalidità, questi soggetti hanno diritto ad alcune agevolazioni. Nel caso dei lavoratori dipendenti, ad esempio, se l’invalidità è pari o superiore al 74%, si ha diritto a tre giorni al mese di permessi retribuiti e non si può essere trasferiti in un’altra sede senza il proprio consenso.

Ma l’invalidità riconosciuta dell’Inps permette anche di avere sconti sull’acquisto di elettrodomestici, di poter accedere alla pensione anticipata, di ricevere l’assegno di accompagnamento. Per poter avere queste agevolazioni, però, si deve superare una visita di fronte a un’apposita commissione ASL in cui è presente anche un medico dell’Inps.

Invalidità e caffè: ecco perché sono collegati

Nel corso di queste visite, molte volte un soggetto invalido può sentirsi nervoso e agitato. Ecco perché sarebbe opportuno farsi accompagnare dal proprio medico curante, cioè da colui che ha emesso il certificato per il riconoscimento dell’invalidità. Il professionista, infatti, pur non avendo potere decisionale, può dare una mano a rispondere alle domande della Commissione.

Cosa non fare alla visita per l'invalidità
Nel corso della visita potrebbero chiedervi se sapete preparare un caffè – Liquida.it

Ed è proprio qui che entra in gioco il caffè. A volte la commissione fa domande per far cadere in trappola il richiedente. Tra queste, una riguarda proprio il caffè. In pratica viene chiesto al soggetto se è in grado di prepararsi da solo un caffè, senza l’ausilio di nessuno. Se il paziente ci riesce allora potrebbe vedersi non riconosciuta l’invalidità oppure gli potrebbe essere riconosciuta ma in misura minore rispetto a quella appurata dal suo medico curante.

Il punto è che i membri della commissione non conoscono la storia di chi hanno di fronte e si limitano a giudicare le capacità motorie in quel preciso momento. Per la commissione il fatto che una persona riesca ancora a svitare e riavvitare una moka e a non dimenticare il gas acceso, può significare che quel soggetto non è invalido.

Magari un anziano si sforza di prepararsi da solo un caffè per sentirsi ancora un minimo autonomo e non gravare sui figli. Per molti è anche una questione di dignità. Nel caso in cui riuscire a preparare un caffè abbia compromesso l’esito della visita, niente paura: entro 180 giorni dall’esito negativo si può fare ricorso in Tribunale. A quel punto sarà un giudice a decidere e, se il giudice riconoscerà l’invalidità, l’Inps non potrà opporsi e dovrà corrispondere ciò che spetta.

 

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